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Filiera corta del legno italiano
Vantaggi ambientali e logistici

Tavolobello Srl

• Cos’è: filiera “corta” = approvvigionamento e lavorazioni vicine al luogo d’uso (Italia o regioni confinanti).
• Perché conviene: meno tonnellate-km → meno CO₂; tracciabilità più semplice con il Regolamento UE anti-deforestazione (EUDR); tempi di consegna e di assistenza più prevedibili.
• Come si certifica: preferire catene FSC/PEFC e fornitori con Chain of Custody attiva.

Filiera corta del legno italiano: vantaggi ambientali e logistici


Scegliere legno che nasce, viene lavorato e trasformato il più vicino possibile al luogo in cui sarà installato non è solo una questione di “km zero” sulla carta. È un modo concreto per ridurre emissioni di trasporto, semplificare la compliance normativa (EUDR), accorciare i tempi di progetto e sostenere gestioni forestali che mantengono vivi i territori. In questa guida facciamo il punto con dati e norme alla mano.

Perché ha senso parlare di filiera “corta” proprio in Italia


L’Italia è un Paese relativamente ricco di boschi: fonti internazionali e rapporti nazionali mostrano una superficie forestale nell’ordine di un quarto del territorio, con tendenza all’aumento nel lungo periodo (rimboschimenti naturali, abbandono di terreni marginali).

Questo non significa che siamo autosufficienti (importiamo molte essenze), ma che esiste una base per costruire filiere più prossime alla trasformazione e all’uso finale.

Quando la distanza tra bosco → segheria → falegnameria → cantiere si accorcia, migliorano tre aspetti chiave: ambiente, logistica, tracciabilità.

1) Benefici ambientali: meno t-km, meno CO₂ (e meno rischi)
Nel bilancio di un manufatto in legno (arredo, serramento, rivestimento) il trasporto incide in proporzione alla distanza percorsa e al mezzo impiegato.

Studi di settore usano valori medi per il trasporto su gomma nell’ordine di 50 - 60 g CO₂ per tonnellata-km: ridurre 1.000 km di tragitto su un carico da 10 tonnellate significa mezza tonnellata di CO₂ in meno solo di logistica primaria.

È un ordine di grandezza, ma aiuta a pesare le scelte di acquisto.

In più, accorciare la filiera limita in-transit risk (ritardi, soste in porti e hub, doppie movimentazioni), che spesso obbligano a buffer e viaggi supplementari: ogni tratta saltata è rumore in meno nel bilancio emissivo e nel cronoprogramma.

2) Tracciabilità e EUDR: perché la filiera corta aiuta
Il Regolamento UE 2023/1115 (EUDR) chiede che legno e derivati immessi sul mercato europeo siano “deforestation-free” (nessun legame con deforestazione/forest degradation dopo i cut-off previsti) e legalmente prodotti, con dovuta diligenza e geolocalizzazione delle aree di origine.

Per gli operatori, disporre di fornitori vicini, già abituati a lavorare con FSC/PEFC, rende più semplice costruire dossier completi (coordinate, prove di legalità, risk assessment), riducendo tempi e costi di compliance lungo la catena.

FSC e PEFC non sostituiscono l’EUDR ma forniscono strumenti: catene Chain of Custody, valutazioni di rischio (Controlled Wood), criteri di gestione sostenibile utili a dimostrare la responsabilità dell’approvvigionamento.

In Italia, la diffusione delle certificazioni è significativa e in crescita sul fronte CoC lungo la filiera.

3) Logistica: tempi certi, meno rotture di stock, assistenza più veloce
Una filiera corta riduce la dipendenza da navi, porti, condizioni meteo globali e “strozzature” (container, scioperi, sdoganamenti).
Tradotto nel quotidiano:
• Lead time: più prevedibile (settimane → giorni) tra segheria, essiccazione, lavorazione e consegna.
• Qualità controllata: ispezioni in segheria e feedback rapidi tra chi essicca e chi lavora (umidità, difetti, tagli richiesti).
• Assistenza: interventi on-site possibili in tempi brevi, senza fermare cantieri o clienti finali in attesa di ricambi dall’estero.
Non è un dettaglio: il costo di fermo di un’installazione o di un cantiere supera spesso il differenziale sul listino tavolame.

4) Qualità tecnica: essiccazione, stabilità e coerenza di lotto
La prestazione di un piano in massello o di un serramento dipende molto dall’essiccazione: con filiere corte diventa più facile sincronizzare il target di umidità con l’ambiente d’uso (Nord/Sud, montagna/costa). Si riducono fessurazioni, imbarcamenti e rientri post-vendita. La vicinanza favorisce anche lotti omogenei (venatura, colore) e tracciati (stesso bosco, stessa segheria), utili per refill e ampliamenti futuri.

5) Sostenibilità e territorio: gestione attiva dei boschi
Scegliere legno certificato da filiere vicine sostiene selvicoltura e manutenzione dei boschi (diradamenti, viabilità forestale, prevenzione incendi e dissesti).

Organizzazioni come PEFC e FSC promossero in Italia progetti per rafforzare tracciabilità e gestione post-eventi estremi (es. Vaia), a testimonianza del ruolo della filiera nel mantenere in salute il patrimonio forestale e nel trasformare il legno in prodotti a lunga vita utile.

6) Non solo tavole: sottoprodotti e circolarità
Una filiera corta valorizza sottoprodotti (segatura, cippato, scarti di segagione) in bioprodotti, pannelli, biomateriali - riducendo i viaggi “a vuoto” e le tratte di ritorno.

In termini di LCA, usare sottoprodotti localmente e ridurre i chilometri migliora il profilo ambientale del sistema prodotto (meno trasporto, più materia valorizzata)

Come riconoscere una filiera corta (e solida)


1. Coordinate di origine e documenti boschivi disponibili (piano di gestione, taglio).
2. Certificazioni: CoC attive (FSC/PEFC), eventuali schede Controlled Wood o risk assessment.
3. Distanze e mezzi: indicazione trasparente di tratte, vettori e fattori di emissione adottati (almeno standard di settore per audit interno).
4. Qualità di processo: essiccatoi con controllo, misure di umidità condivise, protocollo di accettazione lotto (umidità, difetti, planarità).
5. Servizio: tempi di riordino, gestione non conformità, possibilità di visite in segheria o in stabilimento.

Obiezioni comuni (e cosa rispondere)
• “Il tropicale è più durabile: la filiera corta non basta.”
Vero: la durabilità naturale dipende dalla specie. Ma filiera corta e design corretti (gocciolatoi, ventilazione, finiture idonee) spesso consentono performance adeguate anche con specie europee e legni modificati; in ogni caso, la distanza si paga in CO₂ e rischio logistico.
• “Importo a container: il costo per pezzo è minore.”
Valuta costi totali: tempi, immobilizzo, stock di sicurezza, resi, danni da trasporto, EUDR due diligence e rischio non-conformità. Un TCO completo ribalta spesso la convenienza.
• “La qualità italiana è incostante.”
La qualità dipende da processi, non dal passaporto del legno. Catene certificate con CoC, essiccazione controllata e controlli di accettazione offrono ripetibilità pari (o superiore) a importazioni generiche.

Come misurare l’impatto: un esempio di calcolo “a spanne”


Supponiamo un lotto da 10 t di tavolame.
• Filiera corta: 250 km su gomma → 10 t × 250 km × 60 g CO₂/t-km = 150 kg CO₂.
• Import extra-UE: 2.500 km tra camion + nave + ultimo miglio (solo tratte stradali/portuali considerate) → anche assumendo medie conservative su mare e strada, l’ordine di grandezza è più volte superiore. Il solo tratto stradale a 1.500 km peserebbe 900 kg CO₂.
Questi numeri non sostituiscono un LCA, ma orientano: accorciare fa differenza.

Cosa cambia con l’EUDR (in breve, per chi acquista legno)


• Campo di applicazione: legno/derivati, più altre sei commodity (caffè, cacao, soia, palma, bovini, gomma).
• Obblighi: dovuta diligenza, geolocalizzazione delle aree di produzione, valutazione del rischio e mitigazione se necessario.
• Tempistiche: entrata in applicazione graduale; le imprese devono adeguare sistemi e contratti.
Una filiera corta, con documentazione già pronta e fornitori certificati, rende la conformità più lineare.

Checklist operativa per acquirenti e progettisti


• Richiedi FSC/PEFC CoC e mappe origine (coordinate/particelle).
• Domanda UM% target in funzione del luogo d’uso (Nord/Sud, umidità ambiente).
• Pretendi dichiarazione trasporti con tratte e mezzi (utile anche per gli ESG report).
• Concorda standard difettosità (nodi, sacche di resina, piallabilità) e controlli in accettazione.
• Pianifica finitura e manutenzione coerenti (specie europee, legni modificati o tropicali certificati - caso per caso).

Domande frequenti
La filiera corta garantisce automaticamente sostenibilità?
No: serve gestione certificata e tracciabilità. La distanza riduce CO₂ logistica, ma la sostenibilità nasce in bosco e in segheria (FSC/PEFC, piani di gestione).
Con l’EUDR conviene sempre comprare in Italia?
Non “sempre”, ma spesso conviene: meno complessità di dossier e geolocalizzazione più semplice. Importare resta possibile, purché la due diligence sia completa.
Il legno europeo dura meno all’esterno?
Dipende da specie, design e finitura. Con dettagli costruttivi corretti e scelta idonea (anche legni modificati), la durata può essere eccellente. Come valuto l’impatto dei trasporti se il fornitore non mi dà i dati?
Usa fattori medi per tonnellata-km (strada 50 - 60 g CO₂/t-km) e stima le distanze: è meglio di niente e aiuta a confrontare scenari.
Le foreste italiane stanno diminuendo?
Nel lungo periodo i dati mostrano aumento della superficie forestale; restano sfide su qualità e gestione attiva.

Conclusione
La filiera corta del legno italiano è una scelta che unisce ambiente, logistica e qualità: meno emissioni di trasporto, documentazione EUDR più agevole, tempi prevedibili e un dialogo diretto con chi trasforma il materiale. Non è un dogma (ci sono progetti che richiedono specie non disponibili localmente), ma è un criterio di preferenza: parti da vicino, valuta certificazioni e dati di trasporto, progetta finiture e dettagli coerenti. Il risultato è un prodotto che performerà meglio nel tempo e una catena di fornitura più trasparente e resiliente.






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